4 luglio, Ripe San Ginesio — È iniziato ufficialmente Borgofuturo festival 2015. Già dal mattino 50 giornalisti hanno affollato le file del corso FIMA sulla notizia ambientale tenuto da Marco Fratoddi e Sergio Ferraris nelle stanze della pinacoteca comunale. Dall’altra parte del paese 30 studenti della scuola di cinema Officine Mattòli hanno iniziato insieme a Daniele Ciprì la riscrittura della sceneggiatura per la realizzazione del corto di fine anno, che li vedrà ospiti a Ripe San Ginesio in residenza di artista fino alla prossima settimana. Dal nuovo testo i corsisti hanno iniziato a dare un volto ai personaggi, portandoli nei luoghi che faranno da location alla storia. Nel pomeriggio la faccenda si è fatta seria: col documentario Materia Oscura si è guardato a dubbiose gestioni di territori incontaminati, mentre nello spazio incontri della scacchiera si è discusso del futuro della mobilità partendo da esperienze concrete dal ridesharing di BlaBlaCar, al carpooling aziendale di Jojob, passando per le vetture elettriche di Mercedes Benz Italia. L’aria calda di un pomeriggio di luglio si fa sentire, così come la partecipazione del pubblico cresce e raggiunge il culmine con l’incontro sul progetto Terra Madre Giovani lanciato da Slow Food Youth Network: dal 3 al 6 ottobre l’iniziativa porterà tra i padiglioni di Expo una carovana di agricoltori e giovani produttori per rivendicare un ‘nutrire il pianeta’ genuino. Al tramonto il sole calante, filtrato dagli alberi, accarezza i volti attenti degli spettatori con le orecchie tese verso Lorenza Cappanera e Franco Arminio, poeta e paesologo, che ha incantato la platea coi suoi racconti e le sue perle di saggezza da 140 caratteri. Arminio si definisce un egocentrico che sa ascoltare ed effettivamente possiamo confermare: un trascinatore dal cuore sensibile, che racconta di piccoli episodi, apparentemente insignificanti, ma che racchiudono grandi verità, che scaldano il cuore e danno significato a inutili frammenti di vita quotidiana, in attesa di morire. Ed è proprio così che si è concluso il pomeriggio, con Arminio inginocchiato al tramonto che ci legge poesie di morte. A pochi metri di distanza intanto i fili tesi da Les Friches svelano le distanze invisibili della realtà che ci circonda, quella per cui basta tendere un filo da una parete all’altra della stanza e quella che svanisce nell’incontro con l’altro. Un gioco in cui i “turisti del borgo” si sono divertiti passandosi i gomitoli da un angolo all’altro dei vicoletti trasformati nelle vie di Ersilia, una delle tante città immaginate da Calvino ne “Le città invisibili”. La chitarra e la voce di Bob Corn hanno accompagnato l’aperitivo biologico nella piazzola dello spazio relax, mentre lo spazio cinema era gremito per l’adattamento degli Scarabocchi di Maicol&Mirco a cura del Teatro Rebis: cinismo tagliente e un pessimismo caustico che non perdona nessuno. Nel frattempo la street parade improvvisata della Spartiti per Scutari Orkestra ha trascinato i visitatori del festival verso lo spazio concerti della Cava a suon di ritmi tzigani, dove la serata si è conclusa sotto la luce della luna, fra costruzioni di bambù e Disco Macedonia. Con la frutta fresca recuperata tra gli agricoltori della zona i ragazzi dello staff hanno composto una ‘macedonia live’, mentre dal palco suonavano i beat di Suz, Spire e Boxcutter.