[vc_row section_top_margin=”notopmargin” section_bottom_margin=”nobottommargin” section_schema=”light” section_background=”color” background_color=”#fbf90d”][vc_column][vc_single_image image=”6108″ img_size=”1921×961″ alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row gap=”35″ section_top_margin=”notopmargin” section_background=”color” background_color=”#ffffff”][vc_column][vc_row_inner gap=”35″ seqspeed=”150″][vc_column_inner][vc_column_text]
Beni Comuni Immateriali
[/vc_column_text][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]Che cos’è il patrimonio immateriale di una comunità? In che modo le pratiche culturali influenzano il senso di appartenenza a una collettività e ne disegnano il futuro? Quali narrazioni vengono tramandate, da chi, e perché?
A partire da queste domande ci addentriamo tra rural commons, balli popolari e tradizioni orali, con uno sguardo alla fantascienza speculativa e un orecchio attento alle voci del territorio. In questo senso il percorso sarà di supporto ai Tavoli Territoriali organizzati nella cornice del processo partecipato Borgofuturo+.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]
Giorno 1: Beni comuni immateriali, tradizione rurale e trasmissione non-scritta
Rural commons Camp
Iniziamo il nostro viaggio con Maddalena Ferretti e Sara Favargiotti – co-curatrici del Rural Commons Festival insieme a Cristina Dalla Torre e Bianca Elzenbaumer – che ci introdurranno alle pratiche rurali collettive e agli approcci creativi di co-design che promuovono legami di cura per il paesaggio, il patrimonio e habitat, e per gli esseri viventi che abitano i contesti rurali, comprese le comunità locali.
(ruralcommonsfestival.com)
con Sara Favargiotti e Maddalena Ferretti, co-curatrici del Rural Commons Festival insieme a Cristina Dalla Torre e Bianca Elzenbaumer
Tradizione (c)orale
Chiacchieriamo di trasmissione di culture collettive non-scritte, quali danze e canti popolari, con gli autori del libro Il Saltarello nel Piceno e con Comunanza Canora. Seguiranno un laboratorio di Saltarello a cura dei Sibylla Moris ed uno a cura delle Comunanze Canore sul canto popolare come pratica collettiva. Chiuderà la serata l’esibizione di Comunanza Canora nel fienile del camp.
Nella tradizione picena, la musica e la danza popolare sancivano momenti di festa e di unione, accompagnavano gli eventi più importanti della comunità l’alternarsi delle stagioni: il tempo della semina e del raccolto, la mietitura, la vendemmia, la raccolta delle olive. Rappresentavano un’occasione di aggregazione e condivisione di forte valore simbolico e identitario. Il Saltarello come forma di danza tradizionale per secoli si è tramandata per imitazione, di generazione in generazione. Oggi, purtroppo, il meccanismo di passaggio di consegne tra le varie generazioni si è inesorabilmente inceppato. Il Saltarello nel Piceno nasce dal tentativo di mettere “nero su bianco” i principali tratti fondamentali di questa tradizione corale non scritta, tramite un lavoro di studio bibliografico su fonti storiche e grazie alla viva testimonianza di anziani del posto e degli studiosi e appassionati che per anni hanno condotto ricerche sulla materia. Nello specifico abbiamo intervistato molti anziani della provincia di Ascoli Piceno da Arquata del Tronto a Castignano, da Montegallo ad Offida.
La Comunanza Canora nasce come incontro tra diversi soggetti della provincia anconetana accomunati dall’interesse per i canti sociali e popolari e determinati a salvare dall’oblio e riportare in piazza quel piccolo ma ricco patrimonio di canti locali, che parlano di vita, di lotte, di speranze e di aspirazioni rivoluzionarie. Nella Comunanza Canora si scambiano conoscenze, si assemblano e si provano pezzi provenienti dalle Marche, dall’Italia e dal Mondo. Questo fa della Comunanza Canora di più di un coro, o tantomeno un gruppo musicale: il termine comunanza ben esprime l’essenza di questa realtà che si riallaccia a quelle istituzioni tradizionali collettive che da millenni regolano l’usufrutto del bene comune nell’Appennino Marchigiano.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]
Giorno 2: Voci femminili, saperi naturali, nuove narrazioni per il futuro
Fantascienza, utopia, possibilità
con Antonia Caruso
L’immaginazione di scenari e prospettive non (ancora) esistenti è la chiave della fantascienza speculativa: che ruolo ha il pensiero fantascientifico nella costruzione dei mondi liberati che vorremmo veder sorgere e nella distruzione di quelli che vorremmo veder bruciare?
Antonia Caruso è militante transfemminista, editorialista e co-fondatrice del progetto indipendente Edizioni minoritarie. Si occupa di comunicazione, formazione, editoria e di politica trans. Ha scritto per Jacobin Italia, Dinamopress, The Vision, La Falla, DWF, Frute. Ha pubblicato racconti con Feltrinelli, nell’antologia a fumetti Sporchi e Subito, Golena, Fortepressa. Ha curato anche Queer Gaze. Corpi, storie e generi della televisione arcobaleno (Asterisco Edizioni, 2020).
WORKSHOPS
Saperi ancestrali e narrazioni future
Sperimentiamo insieme un esercizio creativo di storytelling speculativo attraverso oracoli e dispositivi surrealisti:
Oracolo Transfemminista: questo workshop ci permetterà di liberare la nostra creatività e immaginare tecnologie future che, operando secondo valori transfemministi, rispondono ai nostri bisogni di una società più giusta.
Assemblage Surrealista: questo workshop ci permetterà di immaginare le strutture erogatrici di servizi socio-culturali per le comunità rurali del futuro.
Passeggiata di raccolta e catalogazione delle erbe spontanee
con Maria Sonia Baldoni, “La sibilla delle erbe”.
Tra le principali esperte italiane nel suo campo, Sonia da quasi quarant’anni porta avanti una continua ricerca dedicata allo studio ed alla ricerca degli usi, le proprietà e le tradizioni legate alle erbe spontanee, risalendo fino alle antiche tradizioni delle popolazione italiche, come i Sanniti del Molise, i Celti, o anche agli Indiani d’America, interessata anche all’aspetto sciamanico, all’uso delle piante sacre legate alle tradizioni e alle cerimonie.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]
Giorno 3: Agire nel presente – Hack the present
Trasformare il presente: l’Ecomuseo del Monte Ceresa
Prendiamo spunto dall’esperienza dell’Ecomuseo del Monte Ceresa per riflettere sulle pratiche di cura dei beni comuni attraverso progetti ancorati al territorio e alle tradizioni locali. La condizione di abbandono in cui versano molti borghi che affacciano sul Monte Ceresa, e in generale sul territorio che ci ospita, è una sfida del presente a cui l’ecomuseo prova a cercare risposte nel passato per riprendere a immaginare il futuro.
L’Ecomuseo del Monte Ceresa è un museo immateriale che valorizza e promuove azioni per la salvaguardia dei luoghi dominati dal Monte Ceresa, una porzione di territorio dalla straordinaria bellezza paesaggistica, ricco di storia e tradizioni. E’ coordinato dal comitato dell’ecomuseo del Monte Ceresa, costituito da associazioni e da singoli cittadini in rappresentanza dei comuni aderenti, Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Ascoli Piceno, Montegallo, Roccafluvione.
Workshop: Riprogrammare l’oggi
Riprendiamo i temi del laboratorio del giorno precedente per re-immaginare, procedendo dal futuro, le narrazioni e pratiche che danno forma al nostro presente.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_separator][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][/vc_row][vc_row section_top_margin=”notopmargin”][vc_column][vc_btn title=”Indietro” color=”info” link=”url:http%3A%2F%2Fborgofuturo.net%2Fsocialcamp%2F|||”][/vc_column][/vc_row]