[vc_row section_top_margin=”notopmargin” section_bottom_margin=”nobottommargin” section_schema=”light” section_background=”color” background_color=”#4dcacd”][vc_column][vc_single_image image=”4749″ img_size=”1630×916″ alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row gap=”35″ section_top_margin=”notopmargin”][vc_column][vc_row_inner gap=”35″ seqspeed=”150″][vc_column_inner][vc_column_text]
Politicizzazione del dibattito ecologico
[/vc_column_text][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]1) Benvenuti nel Capitalocene!
Nel 2000 esce in Italia il libro di Paul Crutzen “Benvenuti nell’Antropocene!” nel quale si sosteneva che l’umanità avesse cambiato il clima, portando il pianeta in una nuova era geologica: l’Antropocene. Da allora si è avviato un dibattito teorico che ha problematizzato l’impostazione “apolitica” del discorso dominante sull’Antropocene. Partiamo da una delle proposte teoriche più interessanti, quella di Capitalocene del sociologo marxista Jason W. Moore, per pensare le relazioni intime tra politica ed ecologia.
Con Giulio Sapori, redattore della rivista Liberazioni e attivista antispecista, studia filosofia e si interessa di ecologia e antispecismo da una prospettiva politica[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]2) Vegan: stile di consumo o azione politica?
Il veganismo è stato per molti anni la pratica che identificava i movimenti di liberazione animale. Oggi, oltre a questo, è una nicchia di mercato in crescita, quasi incoraggiata dalla grande distribuzione. Anche se spesso la stessa narrazione antispecista lo riduce una dieta o a uno “stile di vita”, il veganismo può essere considerato una pratica politica vera e propria, che, anziché fossilizzarsi sul piano del consumo individuale, suggerisce azioni politiche a livello collettivo. Un “veganismo critico” si accompagna al passaggio da un generico animalismo, una postura disinteressata alle lotte sociali “umane”, spesso paternalista e moderata, all’antispecismo, inteso come teoria e prassi intersezionale della liberazione animale.
Con Marco Reggio, attivista antispecista e membro del collettivo Resistenza Animale, si occupa delle intersezioni tra teoria queer e antispecismo. Ha curato ‘Smontare la gabbia’, ‘Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali’, ‘Animali in rivolta’ e l’edizione italiana del ‘Manifesto queer vegan’. [/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]3) Toxication 1o1
Per anni il legame tra il genere e l’attivismo ambientale è stato ignorato. Toxication 1o1 vuole aprire uno spazio di dibattito su come il sistema vigente si basi sul modello patriarcale, portato avanti da mascolinità tossiche e da malsane relazioni di genere. La nostra società promuove un sistema che ci aliena rispetto all’ambiente e alle persone che ci circondano; asseconda un regime basato sulla visione eurocentrica delle relazioni umane, dei modelli di consumo, della comprensione della natura e anche dell’attuale crisi ecologica. Il collettivo Kopuntu ci invita a una sessione dinamica per mettere in dubbio il nostro posizionamento, le prospettive e la comprensione della ‘ ambientale e del suo discorso’.
Con Gabriella Rojas e Christian Siebert, del Collettivo Kopuntu.
Kopuntu significa ‘diaspora’ ma anche ‘oggetto rotto’: nasce per mettere in connessione persone in fuga dalla Turchia e dalla sua repressione per raccogliere un discorso che va oltre i concetti polarizzanti di nazionalità, religione, etnia, verso una ‘New Generation Diaspora’. Kopuntu parla attraverso un magazine online e cura eventi interdisciplinari (mostre, incontri proiezioni, laboratori e performance) che stimolino nuovi dibattiti e narrative all’interno dei movimenti sociali, a cavallo tra accademia, autorganizzazione e arte.
[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]4) Dalle democrazie fossili a una democrazia ecologica: proposte per una rigenerazione politica
Qual è il rapporto tra la crisi ecologica e la crisi della cosiddetta democrazia occidentale, rappresentativa, liberale? Viviamo l’angoscia di una chiara sfasatura tra la consapevolezza dell’urgenza ecologica e l’inadeguatezza delle risposte politiche. Il passaggio dalla protesta alla strutturazione di politiche reali è non solo possibile ma già esistente. Delineeremo alcuni sentieri di rinnovamento radicale dei processi democratici attraverso gli esempi di popolazioni che hanno ripensato la propria organizzazione e il proprio rapporto con l’ambiente.
Con Marco Deriu, è ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi e docente di “Sociologia della comunicazione politica e ambientale” presso il Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali dell’Università di Parma. Fa parte dell’Associazione per la Decrescita e dell’Associazione Maschile Plurale e delle associazioni locali Maschi che si immischiano e il Circolo della differenza di Parma.
[/vc_column_text][vc_empty_space height=”22px”][vc_column_text css_animation=”right-to-left”]5) Emergenza! Legittimare l’azione diretta
Sebbene siamo al corrente della distruzione ambientale da molto tempo, i governi e le società hanno fallito miseramente. Quando la traiettoria punta verso la catastrofe sono necessari mezzi straordinari: questi non sono soltanto legittimi bensì costituiscono l’unica opzione di vera responsabilità. I partecipanti saranno chiamati a confrontarsi sull’etica dell’azione diretta partendo da alcuni esempi pratici. Parleremo non soltanto della legittimità ma anche del compito di protezione del pianeta che ci spetta.
Con Didem Aydurmuş, dottorata in Ecopolitics alla Bilgi University di Istanbul, Master in Antropologia Culturale all’Università di Heidelberg, attivista per l’ambiente e i diritti animali da dieci anni. Ha lavorato per Stefan Bernhard Eck, membro del Parlamento Europeo per il gruppo comunista, attualmente lavora per l’European Citizen Initiative “End the Cage Age.”
Anche lei è parte del Collettivo Kopuntu: Kopuntu significa ‘diaspora’ ma anche ‘oggetto rotto’: nasce per mettere in connessione persone in fuga dalla Turchia e dalla sua repressione per raccogliere un discorso che va oltre i concetti polarizzanti di nazionalità, religione, etnia, verso una ‘New Generation Diaspora’. Kopuntu parla attraverso un magazine online e cura eventi interdisciplinari (mostre, incontri proiezioni, laboratori e performance) che stimolino nuovi dibattiti e narrative all’interno dei movimenti sociali, a cavallo tra accademia, autorganizzazione e arte.
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